Archivio categoria 'Scoperte scientifiche'

Un semi-conduttore con proprietà di levitazione quantistica

Ricercatori israeliani dell’Università di Tel Aviv hanno recentemente presentato un innovativo semi-conduttore che ha proprietà di “levitazione quantistica”. La levitazione è apparentemente causata dall’effetto Meissner e può essere essenzialmente descritta come l’espulsione di un campo magnetico da un superconduttore durante la sua transizione allo stato superconduttivo. Nel video si vede che un disco di ossido di ittrio, bario e rame raffreddato con l’azoto liquido respinge i magneti posti sul dispositivo di sostegno. Questo dimostra anche che l’angolo del magnete può essere bloccato in un campo magnetico.



Ricercatore italiano scopre che i neutrini viaggiano più velocemente della luce

Antonio Ereditato, un fisico italiano che lavora al Cern di Ginevra, insieme a un gruppo di ricerca, dopo tre anni di osservazioni è riuscito a individuare delle particelle, i neutrini (già ampiamente conosciuti al mondo scientifico), capaci di attraversare qualunque solido e in grado di viaggiare e superare la velocità della luce: 300.000KM/sec (e questa è la sensazionale scoperta). Tale velocità è stata finora ritenuta insuperabile, soprattutto se si pensa agli assiomi della relatività di Albert Einstein, secondo il quale nell’universo non esiste nessuna cosa in grade di superare tale limite di velocità.
I ricercatori sono riusciti a verificare che i neutrini si muovono 60 nanosecondi oltre la velocità della luce; la misurazione è stata compiuta tra la sede di Ginevra del Cern e il Gran Sasso (730 Km di distanza tra i due centri scientifici). Ereditato ora attende che altri studi possano confermare la scoperta.


Produzione di idrogeno a buon mercato usando un catalizzatore al cobalto

Sono in molti a sperare che ben presto l’idrogeno sostituirà gli idrocarburi tradizionali. Ma, finora, la mancanza di nuovi metodi poco costosi per la produzione e di stoccaggio ha impedito il raggiungimento di tale obiettivo. Nel corso degli ultimi anni, ricercatori del MIT hanno provato a sperimentare nuovi catalizzatori a basso costo in grado di produrre l’idrogeno dall’acqua, e questa settimana in occasione dell’uscita del nuvoo numero della rivista accademica “Proceedings of the National Academies of Science” viene mostrato come l’impiego di un catalizzatore al cobalto con una cella solare al silicio permette di creare un dispositivo che utilizza l’energia solare per scindere l’idrogeno dall’acqua. Si tratta ancora di un concept che si spera possa essere perfezionato e dare presto al mondo uno strumento economico in grado di produrre energia pulita. Fonte

Studio olandese afferma che il Wi-Fi rende gli alberi malati

Un recente studio condotto da scienziati olandesi della Wageningen University, ha dimostrato che le radiazioni Wi-Fi potrebbe essere responsabili di alcune tipologie di malattie negli alberi. La ricerca, iniziata cinque anni fa nella città di Alphen aan den Rijn ha rilevato una crescita strana e anomala su alcune piante presa a campione. Dopo ulteriori test è emerso che oltre il 70% degli alberi in tutte le aree urbane esposte manifestano gli stessi sintomi e il problema potrebbe essere direttamente legato alle radiazioni Wi-Fi che quotidianamente “investono” gli alberi. Per giungere a tale conclusione, gli studiosi hanno esposto 20 frassini a sorgenti di radiazioni diverse per un periodo di tre mesi. Gli alberi posti più vicini alla stazione radio Wi-Fi hanno mostrato la “morte dell’epidermide superiore e inferiore” di diverse foglie. Il medesimo studio ha altresì appurato che le radiazioni Wi-Fi potrebbero inibire la crescita delle pannocchie di mais. Sebbene i risultati siano abbastanza chiari, non sono tuttavia una prova evidente che le radiazioni Wi-Fi siano esclusivamente le dirette responsabili dell’ammalarsi delle piante, per averne la certezza assoluta, i ricercatori olandesi stanno conducendo ulteriori studi. La domanda a questo punto nasce spontanea: se le radiazioni Wi-Fi fanno tanto male alle piante, quali sono i rischi sull’uomo? Attendiamo di conoscere ulteriori risvolti sull’argomento. Fonte

Un virus per la produzione facile facile dell’idrogeno

Presso il MIT si sta lavorando per mettere a punto un particolare virus la cui dote sarebbe quella di scindere le molecole d’acqua sottoposta ai raggi solari (un po’ come succede in natura con le piante). In questo modo si renderebbe molto più agevole la creare di idrogeno. L’impiego su larga scala potrebbe essere un valido metodo per la produzione efficiente di energia e combustibile a idrogeno. I ricercatori, con a capo Angela Belcher, hanno modificato genetica un virus innocuo per l’uomo, nella fattispecie il virus conosciuto come M13; questi, modificato a dovere e grazie all’impiego dell’ossido di iridio (che funziona da catalizzatore) riesce ad aggregarsi con la porfirina di zinco, creando così un composto chimico capace di spezzare le molecole d’acqua. Fonte e approfondimento

Individuato il gene che caratterizza l’età di una persona

In diverse circostanze, guardando i tratti di una persona avanti con l’età ci viene spontaneo dire: ma sembra una giovincella, il suo volto non sembra affatto essere segnato dal tempo. A questo modo di dire, ora gli scienziati hanno trovato un corrispondente scientifico. Infatti, alcuni ricercatori della University of Leicester e del Kings College di Londra, in un recente studio pubblicato sul magazine Nature Genetics, dimostrano come un particolare gene del Dna umano possa incidere sull’apparenza di una persona, facendola di fatto sembrare più giovane o più in avanti con l’età rispetto a quello che realmente la sua data di nascita dimostra. I ricercatori hanno preso in esame un campione di 12.000 persone, esaminandone il loro DNA hanno notato che esiste uno stretto legame tra la lunghezza dei telomeri (la regione terminale del cromosoma) e l’età biologica di una persona. La scoperta, secondo i ricercatori sarà utilissima per identificare i pazienti che corrono rischi di sviluppare malattie legate all’invecchiamento ma anche alcune patologie del cuore e legate ad alcune tipologie di tumore. Fonte e approfondimento

Scoperto l’enzima che propaga l’HIV

Ricercatori dell’Imperial College di Londra e dell’università di Harvard, sono riusciti a individuare l’enzima responsabile della propagazione nell’organismo del virus responsabile dell’AIDS. La ricerca è stata pubblicata sul magazine scientifico Nature e si spera potrà, a breve, consentire agli scienziati la messa a punto di una serie di farmaci antiretrovirali più efficaci. Per giungere a questo risultato, gli studiosi hanno adottato la tecnica conosciuta come cristallografia.

Ricerca scientifica conferma potenzialità antirughe di una crema

Si chiama No7 Protect & Perfect Intense, è una crema in vendita nella catena di farmacia della Boots e viene sponsorizzata come un formidabile ritrovato per eliminare le rughe del viso. Chris Griffiths e il suo tema di ricerca dell’Università di Manchester, già qualche anno fa aveva elogiato le caratteristiche del prodotto, un vero toccasana, a loro dire, per riparare i danni provocati dal sole. Ora, a distanza di un paio di anni, l’efficacia della crema è stata confermata in modo scientifico. In particolare, il test ha appurato che il prodotto Protect and Perfect Intense Beauty Serum, in vendita al prezzo di 19.75 sterline, dopo sei mesi di utilizzo ha fornito un miglioramento delle rughe del 43%, contro un 20% di coloro che avevano utilizzato un  placebo idratante. Dopo 12 mesi la percentuale di successo è aumentata al 70%. I test sulla pelle hanno anche dimostrato che la crema è in grado di stimolare la produzione di fibrillina, o tessuto elastico. Fonte

Esami approfonditi del sangue in 10 minuti

Scoprire determinate proteine nel sangue, magari capaci di rivelare una malattia in atto o pre-determinare future malattie, è un’operazione che oramai molti laboratori compiono con successo. Tuttavia si tratta di esami che hanno un responso non immediato (si parla di diversi giorni di attesa), richiedono diverse provette di sangue e, spesso, richiedono un cospicuo esborso di denaro. Tuttavia, grazie a un nuovo dispositivo messo a punto dai prof. James Heath e Leroy Hood presso la Caltech, l’operazione potrebbe diventare presto immediata. Il nuovo chip diagnostico, infatti, in appena 10 minuti è in grado di analizzare una singola goccia di sangue, andando a testare 35 diverse proteine e rendendo il responso molto più sicuro, visto che il sangue viene analizzato in seduta stante e non risiede per giorni in frigoriferi, così come sovente accade oggigiorno.  Fonte e approfondimenti

Scoperta proteina che stabilisce la colorazione dei fiori

Grazie a una ricerca olandese (a cui hanno partecipato anche le Università di Lecce e Perugia), e condotta da una nostra connazionale, Francesca Quattrocchio, è stato possibile individuare e clonare una particolare proteina capace di far assumere ai fiori la colorazione più gradita. Sarà così possibile creare rose, geneticamente modificate, in grado di dar vita a petali di colore blu. Lo studio è stata pubblicato sul magazine Nature Cell Biology e dimostra come sia possibile manipolare il gene che produce la proteina PH5. L’esperimento è stato svolto su una petunia, dando così luogo a dei petali che viravano il loro colore dal rosso al blu. La ricercatrice Quattrocchi ha spiegato che il processo ha luogo grazie a un preciso controllo di acidità dei vacuoli; se il loro ambiente è acido si avranno dei petali di colore rosa/rosso, basso livello di acidità comporta, invece, colorazioni bluastre.

La particella Eta_b, ovvero la colla che tiene unita la materia

Grazie al progetto internazionale BaBar, finalmente si è riuscita a individuare una particolare particella, denominata Eta_b, teorizzata da tempo e la cui reale esistenza, fino ad oggi, non era mai stata comprovata. Si tratta di un particella, definita colla della materia, che consente di tener legati protoni e neutroni nei nuclei degli atomi (forza forte). I risultati dell’esperimento, condotto nell’acceleratore californiano Slac (Stanford Linear Accelerator Center), saranno presto pubblicati sul magazine Physical Review Letters.

Ricercatori producono benzina verde dagli alberi di pioppo e da una graminacea

Il professor George Huber della University of Massachusetts-Amherst (UMass) e gli studenti Torren Carlson e Tushar Vispute hanno pubblicato un articolo sul magazine Chemistry & Sustainability del 7 aprile, in cui affermano di aver dato vita ad un processo capace di produrre combustibile ecologico a partire da una graminacea  volgarmente denominata Panico verga (in inglese Switchgrass) e dagli alberi di pioppo. L’intero processo che porta alla formazione di alcune componenti del carburante impiega appena due minuti, i composti che si ottengono sono il toluene e il naftalene, due dei diversi componenti che costituiscono la benzina. La sostanza ottenuta potrà quindi essere trattata per ricavare le componenti mancanti e creare, quindi, un composto molto simile alla benzina e con il numero di ottani necessario. Fonte e approfondimenti

Grazie a Google Earth scopre un nuovo cratere prodotto da un meteorite

Il geologo Arthur Hickman, grazie all’utilizzo di Google Earth ha scoperto un nuovo cratere, battezzato  con lo stesso cognome del geologo, formatosi dall’impatto di un meteorite sulla crosta terrestre. Il cratere si trova nella regione montagnosa dell’Hamersley Range in Australia, a circa 35km a nord da Newman. Durante un’esplorazione su Google Earth, Hickman si è imbattuto in una strano forma circolare, ha quindi scattato uno screenshot e inviato lo stesso al collega dr. Andrew Glickson dell’Australian National University, lo stesso recatosi sul luogo ha appurato trattasi di un cratere con tanto di pezzi di meteorite rimasti nella cavità formatasi. Secondo una prima stima si tratterebbe di un cratere formatosi dai 10.000 ai 100.000 anni fa. Nonostante l’area fosse stata mappata nessuno si era ancora accorto del cratere. A questo indirizzo un’altra serie di foto del cratere. Fonte

Il segreto del colore blue dei Maya sta in un minerale

Il colore blu utilizzato dall’antico popolo dei Maya ora non ha più segreti. Per anni ci si è chiesti come fosse possibile che tale colore, ottenuto mescolando a caldo alcuni pigmenti color indaco con una particolare argilla, sia rimasto indelebile per centinaia di anni. Ora alcuni scienziati, guidati dall’antropologo Gary Feinman del Field Museum di Chicago, analizzando alcune ceramiche Maya ritrovate nella penisola dello Yucatan, sembra siano riusciti a carpirne gli ingredienti segreti. Il pigmento segreto sarebbe un particolare minerale denominato palygorskite conosciuto anche come attapulgite. Lo studio è stato pubblicato nel numero di ieri del British journal Antiquity.

Basta un solo capello per risalire al luogo dove vive una persona

Presso l’Università dello Utah è stata messa a punto una nuova tecnica, già utilizzata in un caso forense, che permette di risalire al luogo dove vive una persona semplicemente analizzando un capello. Un’indagine che si rivela utilissima nel caso di delitti. Il test, di cu si parla ampiamente sul magazine Proceedings of the National Academy of Sciences, si basa sul fatto che sui capelli rimane traccia del tipo di acqua del rubinetto che beviamo, acqua che da luogo a luogo è chimicamente diversa. La validità del nuovo test è stata provata su campioni di capelli raccolti da parrucchieri di 65 città in 18 stati americani. La prova ha permesso di risalire con precisione al luogo di provenienza della persona oggetto dell’esame. Link per approfondimenti

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