Archivio categoria 'Salute'

Nuovi studi sui telefoni cellulari non rivelano chiari legami con l’insorgere dei tumori

Diversi recenti studi, avevano asserito che i telefoni cellulari possono causare diversi problemi di salute: infertilità maschile e possibili effetti negativi sull’attività cerebrale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità addirittura ha definito i telefoni cellulari cancerogeni tanto quanto lo sono i fumi di scarico di un motore, del piombo e del cloroformio. Nonostante questo, ricercatori degli Stati Uniti, Gran Bretagna e Svezia hanno condotto una revisione di questi studi già pubblicati, deducendo che, in definitiva, non ci sono chiari legami tra insorgere dei tumori e uso del telefono cellulare. Anthony Swerdlow, team leader dello studio, ha esaminato i risultati del più grande studio effettuato in merito, pubblicato lo scorso anno. Questo particolare studio ha preso in considerazione 13.000 utenti di telefoni cellulare per un periodo di 10 anni. Dopo aver esaminato lo studio, ​​Swerdlow ha concluso che  questi aveva problemi di ordine metodologico, perché si è basato essenzialmente su interviste nelle quali veniva chiesto ai partecipanti di ricordare l’uso del telefono in un periodo molto remoto, molte delle risposte date, quindi, risultavano approssimative. Swerdlow e il suo team ha così scoperto che gli studi condotti in tutto il mondo 20 anni dopo l’introduzione dei telefoni cellulari e 10 anni dopo la loro diffusione, non hanno mostrato un aumento dei tumori cerebrali. “Anche se rimane ancora qualche incertezza, l’andamento delle prove finora effettuate, protendono sempre più contro l’ipotesi che l’uso del cellulare può causare tumori al cervello negli adulti”, si legge in una nota rilasciata dal team di ricerca. Fonte


Troppa TV favorisce diabete e malattie cardiache

Un nuovo studio condotto presso la Harvard School of Public Health ha messo in evidenza il legame tra la visione prolungata della TV e la comparsa di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e, finanche, la morte prematura. Gli europei spendono in media 40% del loro tempo quotidiano libero davanti al televisore; gli australiani, il 50%. Ciò significa mediamente 3-4 ore al giorno. Niente in confronto al popolo americano, che porta una media di 5 ore al giorno. Il prof. Frank Hu e il dottorando Anders Grøntved, hanno analizzato tutti gli studi pubblicati dal 1970 al 2011, con dei risultati che parlano abbastanza chiaro: più di due ore di visione della TV al giorno aumentano il rischio di diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Prolungare la visione per un’altra ora al giorno può significare anche morte prematura. Per ogni ulteriori due ore di visione, il rischio di diabete di tipo 2, malattie cardiovascolari e mortalità prematura sale rispettivamente al 20, 15, e 13 per cento. Fonte e approfondimenti


Il primo cuore artificiale che non conferisce battito al paziente

La ricerca del perfetto cuore artificiale sembra senza fine. Dopo decenni di tentativi ed errori, i chirurghi rimangono ostacolati nella loro ricerca di una macchina che non si usuri e che non causi formazioni di coaguli e infezioni. Intanto, i prof. Billy Cohn e Bud Frazier presso il Texas Heart Institute, hanno dichiarato di essere riusciti a mettere a punto una macchina, in grado di far funzionare l’organismo umano grazie a delle pompe centrifughe, che conferiscono al cuore artificiale uno strano primato: il primo cuore a non avere battito. “Se ascolti il torace con uno stetoscopio, non si sente nessun battito del cuore”, dice Cohn. “Se esaminate le arterie, non c’è alcun impulso. Se operate un elettrocardiogramma, avrete un tracciato piatto”. Il primo esperimento di impianto del nuovo cuore artificiale è stato compiuto su un vitello, al quale ne sono seguiti altre 37; a marzo, poi, Cohn e Frazier hanno impiantato il dispositivo su un paziente umano. Hanno scelto Craig Lewis, un cinquantacinquenne che stava morendo da amiloidosi, il suo cuore era così danneggiato, chi medici gli avevano dato altre sole 12 ore di vita, e così, su consenso della moglie si è proceduto con l’impianto dell’innovativo cuore artificiale. Craig Lewis è morto nel mese di aprile, anche se i medici dicono che il suo cuore artificiale ha funzionato perfettamente, la malattia purtroppo ha danneggiato fegato e reni, portando il paziente a una inesorabile morte. Anche se c’è ancora molto lavoro da fare, Frazier si dice fiducioso sul futuro del nuovo cuore artificiale. Fonte

Ingrediente contenuto nelle mele mantiene muscoli forti

Alcuni ricercatori, al fine di prevenire l’atrofia muscolare che interviene a seguito di alcune malattie o con l’avanzare dell’età, hanno scoperto che un composto naturale contenuto nelle mele, potrebbe essere il giusto ritrovato per porre rimedio all’annoso problema. Nella fattispecie, la componente chiave, l’acido ursolico (triterpene policiclico, che viene anche estratto dalle foglie del rosmarino), si troverebbe nella buccia delle mele. Per giungere a tale conclusione, i ricercatori dell’Università dello Iowa, guidati dal prof. Christopher Adams, hanno eseguito una serie di test su alcune cavie; quando l’acido ursolico è stato aggiunto al cibo dei topolini da laboratorio, per un periodo di settimane, i loro muscoli sono cresciuti sensibilmente. I topolini hanno anche manifestato un fisico più tonico e un livellamento generale dei livelli di glucosio, colesterolo e trigliceridi. Non è ancora chiaro se i medesimi positivi effetti possano dare gli stessi benefici all’uomo, in tal senso il gruppo di lavoro sta proseguendo la ricerca. Nel frattempo, il motto “una mela al giorno leva il medico di torno”, sembra conquistate un altro punto a suo favore. Fonte

Nuovo ritrovato per favorire il consolidamento delle fratture ossee

Le cellule staminali mesenchimali arricchite con IGF-1 (Il fattore di crescita insulino-simile) aiutano a guarire le fratture delle ossa con difficoltà a saldarsi. Si stima che negli USA si verifichino ogni anno almeno 7,9 milioni di fratture ossee con un costo approssimativo di 70 miliardi di dollari in spese sanitarie. Di queste, circa il 10-20% non si saldano. Per risolvere questo problema, i ricercatori della University of North Carolina e della Chapel Hill School of Medicine hanno combinato di cellule staminali con un ormone (IGF-1), ottenendo una soluzione in grado di far rinsaldare le ossa che generalmente stentano a consolidarsi. I ricercatori hanno appurato che i topi trattati con le cellule staminali arricchite con IGF-1 hanno offerto risultati migliori rispetto a quelli trattati con semplici cellule staminali o non trattati affatto. “Prevediamo un uso clinico combinato di cellule staminali mesenchimali e IGF-1 simile al metodo impiegato nel trapianto di midollo osseo”, ha dichiarato la prof. Anna Spagnoli (professoressa associata di pediatria e di ingegneria biomedica), a capo del gruppo di ricerca. “Penso che questo trattamento potrà essere impiegato da qui a pochi anni.” Fonte.

Radiazioni nucleari possono influire sul sesso del nascituro

Alcuni ricercatori dell’Helmholtz Zentrum München, hanno scoperto che a lungo termine, l’esposizione alle radiazioni nucleari portano a un aumento delle nascite maschili rispetto a quelle femminili. I ricercatori Scherb e Voigt hanno studiato coloro che vivono, o hanno vissuto, vicino a impianti nucleari, così come le zone colpite dalle radiazioni emesse dalle bombe atomiche di test prima del Trattato che ne bandisse l’uso nel 1963. In tutti i casi esaminati, è emerso che le nascite maschili sono state di gran lunga superiori a quelle femminili. In realtà, i ricercatori hanno scoperto che c’è stato un aumento delle nascite di sesso maschile in Europa nel 1987, un anno dopo il disastro di Chernobyl. Gli Stati Uniti, che non sono stati colpiti dal disastro nucleare, non ha subito lo stesso cambiamento delle nascite a prevalenza maschile. Inoltre, lo studio ha trovato che coloro che vivono entro 22 miglia da impianti nucleari in Germania e Svizzera hanno avuto un maggiore tasso di natalità dei neonati di sesso maschile. I ricercatori ritengono che una tale alterazione delle nascite, sia stata causata da radiazioni ionizzanti provenienti da attività nucleari; tali radiazioni possiedono caratteristiche mutagene e possono influire negativamente sulla riproduzione. “Il nostro risultato contribuisce a smentire la credenza stabilita e prevalente che le radiazioni non incidano sul pool genetico delle future generazioni”. Lo studio è stato pubblicato sul magazine Environmental Science and Pollution Research. Fonte e approfondimenti

Nuova tecnica permette di ridurre drasticamente le cicatrici chirurgiche

Scienziati della Stanford University hanno messo a punto un dispositivo in grado di ridurre notevolmente il tessuto cicatriziale dovuto alle incisioni chirurgihe. In seguito a una sutura, il tessuto circostante tende a convogliare verso i punti di sutura, creando una sorta di addensamento del tessuto. La nuova tecnica, tende a ridurre la tensione che spinge la pelle verso i punti di sutura, riducendo drasticamente la formazione di cicatrici. “Ho iniziato a lavorare su questo progetto venti anni fa, quando ero stagista presso il Massachusetts General Hospital”, ha dichiarato Geoffrey Gurtner, uno degli autori dello studio e professore associato di chirurgia. “Ho capito subito che non avremmo mai potuto risolvere il problema delle cicatrici con gli attuali strumenti e tecniche chirurgiche”. I ricercatori pensano che la nuova medicazione potrà essere utilizzata non solo per ridurre le cicatrici da incisioni, ma anche per “riparare” le cicatrici create da precedenti operazioni chirurgiche. Per effettuare i test, sono stati impiegati dei suini, la cui pelle è molto simile a quella degli umani. Si è quindi appurato che la nuova tecnica, permette di ridurre un’area di cicatrici causate da un’incisione di circa 1 pollice, di ben sei volte. Ora si passera a una seconda fase che prevede il test su un campione di essere umani. Fonte e approfondimenti

L’uso del cellulare potrebbe influenzare la fertilità maschile

Un team di ricercatori internazionali ha scoperto che l’uso del telefono cellulare potrebbe avere effetti negativi sulla fertilità degli uomini. Il prof. Rany Shamlùl, a capo del team che ha eseguito la ricerca nel Dipartimento di Farmacologia e Tossicologia presso la Queen’s University, insieme a un team di ricercatori statunitensi e austriaci, ha scoperto che maschi utenti di telefoni cellulari hanno una minore qualità dello sperma rispetto ai maschi che non fanno uso di telefoni cellulari. Lo studio è stato condotto prendendo in esame una 2000 pazienti di una clinica austriaca dell’infertilità, prendendo come arco temporale di riferimento il periodo tra il 1993 e il 2007. Dopo aver studiato lo sperma raccolto i ricercatori hanno scoperto che gli uomini che hanno usato regolarmente i cellulari avevano più alti livelli di testosterone circolante, ma bassi livelli di ormone luteinizzante, ovvero un ormone chiave nella fase riproduttiva. I risultati non sono comunque esaustivi, i ricercatori hanno infatti bisogno di ulteriori ricerche per determinare se è veramente l’uso del telefono cellulare a causare la diminuzione della qualità dello sperma, oppure la questione è legata ad altri fattori. Fonte e approfondimento

Sedicenne aiuta a sviluppare possibile cura per la Fibrosi Cistica

Marshall Zhang, uno studente liceale di 16 anni (della scuola secondaria Bayview Richmond Hill a Toronto, in Canada), attraverso l’uso di simulazioni al computer, potrebbe aver trovato una nuova terapia vitale per la fibrosi cistica. La ricerca che ha effettuato gli ha permesso di capire come certi farmaci reagiscono con le proteine ​​associate alla fibrosi cistica, una malattia genetica che si manifesta su circa 1 caso su 3.000 neonati nati vivi. Mentre molti professori di biochimica presso l’Università di Toronto hanno respinto la tesi di Zhang, il dott. Christine Bear, ricercatore presso l’Hospital for Sick Children’s Research Institute di Toronto, lo ha accolto al suo laboratorio; all’interno di quest’ultimo, Zhang, utilizzando la rete canadese di supercalcolo, è riuscito a individuare una combinazione di diversi farmaci che potrebbero essere utilizzati contemporaneamente per il trattamento della malattia genetica. Il test, effettuato su alcune cellule, ha dimostrato di essere efficace. La fase successiva sarà quella di iniziare il test sull’uomo, non è infatti detto che la terapia possa essere impiegata con successo senza dannosi effetti collaterali. Fonte

Nuovo dispositivo utilizza nanotubi di carbonio per individuare nel sangue possibili cellule tumorali

Ricercatori di Harvard e del MIT hanno sviluppato uno strumento che è in grado di individuare le cellule tumorali all’interno di un singolo campione di sangue. Mehmet Toner, a capo dello studio e professore di ingegneria biomedica presso la Harvard Medical School, e Brian Wardle, professore associato di Aeronautica presso il MIT, hanno messo a punto uno strumento che in futuro potrebbe consentire ai medici di capire se il cancro si è diffuso in altre parti del corpo. Le cellule tumorali “fuggite” dal tumore originale, sono molto difficili da individuare, poiché un campione di 1 millilitro di sangue, che contiene decine di miliardi di cellule normali, contiene solo alcune cellule tumorali circolanti; il nuovo dispositivo permetterebbe proprio di individuare con più facilità tali cellule. Grazie a un reticolo di nanotubi di carbonio rivestito di particolari anticorpi, le cellulare tumorali vengono catturate e intrappolate. Il dispositivo è attualmente in fase di sperimentazione in alcuni ospedali e si prevede che sarà disponibile in larga scala entro i prossimi anni. Gli stessi ricercatori sperano, inoltre, di poter utilizzare il medesimo congegno per la diagnosi percosse dell’HIV. Fonte

Usare il cellulare porta il cervello a consumare più zuccheri

Un recente studio condotto dai ricercatori americani del National Institutes of Health di Bethesda, e pubblicato sul magazine Jama, dimostra come durante l’utilizzo del telefono cellulare per almeno cinquanta minuti, il cervello altera il suo metabolismo del glucosio, consumandone maggiormente proprio nelle aree in cui l’antenna del dispositivo poggia. Ciò non dimostra che l’uso dei dispositivi cellulari comporti dei problemi di salute, è solo un’ulteriore scoperta finora “sfuggita” ai numerosi gruppi di ricerca in tutto il mondo. Gli scienziati impegnati in questa ricerca hanno dichiarato: “Non possiamo accertare che tale fattore scoperto a lungo termine comporti problemi di salute, è solo una prova lampante che il cervello reagisce ai campi elettromagnetici”. Fonte e approfondimenti

Sensore di Siemens prevede un attacco di asma il giorno prima

Un sensore di respiro portatile può avvertire un soggetto asmatica di un imminente attacco d’asma, anche fino a 24 ore prima.
Il sensore sviluppato da Siemens, misura l’aumento dei livelli di monossido di azoto, prodotto naturalmente dal corpo. Secondo Maximilian Fleischer di Siemens, “la produzione di monossido di azoto nel respiro, indica che il sistema bronchiale è infiammato, ciò significa che c’è pericolo di un imminente attacco di asma”. Il sensore è in grado di rilevare i livelli di NO (monossido di azoto) nel respiro fino a 1 parte per miliardo, maggiore è il livello più grave potrebbe essere l’attacco d’asma. Fonte

Il troppo calore in casa non aiuta a dimagrire

Uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’University College londinese, mostra come mantenere casa troppo calda, magari con l’ausilio di termosifoni e stufette, non aiuta il corpo a spendere energia e, di conseguenza, favorisce l’obesità. La ricerca è stata di recente pubblicata sul magazine scientifico Obesity Reviews e condotta dalla dott.ssa Fiona Johnson e dalla collega Marcella Ucci. Le ricercatrici, prendendo in esame le temperature nelle abitazioni private inglesi, dal 2008 fino ai nostri oggi, hanno appurato una netta proporzione tra obesità e calore degli ambienti domestici. Fonte

Plasma freddo potrebbe sostituire uso degli antibiotici

Il plasma a basse temperature è in grado di uccidere le specie batteriche nelle infezioni delle ferite croniche. Un team di ricercatori dell’Istituto Gamaleya di Epidemiologia e Microbiologia di Mosca potrebbe aver trovato una valida alternativa agli antibiotici. La dr.ssa Svetlana Ermolaeva, a capo dello studio, sostiene che getti di plasma freddo hanno ha la capacità di combattere diverse specie di batteri come lo Staphylococcus aureus e Pseudomonas aeruginosa. Gli antibiotici attualmente in commercio non sono particolarmente efficaci contro questa forma batterica.Il plasma (a bassa temperatura, 35-40 gradi centigradi) è stato testato nei ratti, e un trattamento di 10 minuti è stato efficace per uccidere i batteri e agevolare la guarigione delle ferite. Nella fattispecie, il plasma a bassa temperatura ha ucciso fino al 99% dei batteri che si trovano all’interno di biofilm cresciuti in laboratorio, dopo un periodo di cinque minuti, mentre il plasma stesso ha ucciso il 90% dei batteri che infettano le ferite della pelle dei topi dopo un periodo di 10 minuti. “Il plasma freddo è in grado di uccidere i batteri, danneggiando il DNA microbico senza intaccare i tessuti umani”, ha dichiarato Ermolaeva. Il team di ricerca prevede di continuare le ricerche al fine di migliorare la tecnica e sperimentare utili applicazioni mediche. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Medical Microbiology. Fonte e approfondimento

Individuata proteina responsabile del proliferarsi dei tumori

Ricercatori del Montreal Neurological Institute and Hospital presso la McGill University hanno scoperto come le cellule tumorali infettano i tessuti sani, una svolta che può aiutare a prevenire la diffusione dei tumori. La dott.ssa Deborah Maret, insieme al dott.David Colman, co-autore dello studio e direttore del Montreal Neurological Institute e il dr.Rolando Del Maestro, co-autore dello studio e direttore del The Brain Tumour Research Centre, hanno individuato una particolare proteina della famiglia delle caderine che permette, così come una colla, di legare le cellule di tessuto sano con quelle colpite dal tumore. “Evitare che le cellule tumorali migrino verso tessuti sani è fondamentale per la sopravvivenza del paziente”, ha dichiarato Del Maestro. Lo studio sarà pubblicato nel magazine scientifico Neoplasia. Fonte

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